Siamo ormai alla vigilia della festa di sant’Antonio e volge al termine quel particolare periodo di meditazione e di preghiera che ha assunto il nome di Tredicina, che vede la partecipazione dei pellegrinaggi delle Diocesi del Veneto e delle Associazioni che gravitano tutt’ intorno alla basilica antoniana. Tutto è pronto per la Festa del Santo, domani il 13 giugno, in un’altra edizione che possiamo già definire “storica”, dopo quella dello scorso anno in cui la Reliquia volò nei cieli sopra i luoghi della pandemia.
Quest’anno, altra edizione della Tredicina al tempo del Covid che certamente passerà alla storia, con due Peregrinatio della Reliquia dell’ulna dell’avambraccio sinistro del Santo che dopo 369 anni torna a ricongiungersi idealmente al corpo nel santuario padovano. Vi arriverà scortata dal Patriarca di Venezia monsignor Francesco Moraglia per restare una settimana; domenica 20 giugno prossimo tornerà a Venezia attraverso la via d’acqua sul fiume Brenta, rievocando l’antica processione che la portò alla basilica della Salute nel giugno del 1652.
La città si sta preparando con un i palazzi storici e le abitazioni intorno alla basilica con i drappi che portano ricamata l’immagine del santo. E la grande piazza di Prato della Valle che accoglie il mercato, arricchito dalle bancarelle che offrono prodotti artigianali.
Un clima festivo, insomma, diverso da quello degli anni passati, ma che offre comunque il segno di una vita che ritorna.
Spiritualità, devozione, storia si fondono anche nella “Rievocazione storica del Transito di sant’Antonio” che tradizionalmente si svolge con un corteo in partenza, la sera della vigilia della festa, dal quartiere patavino dell’Arcella. Sempre a causa dell’emergenza sanitaria, quest’anno non sarà possibile partecipare alla famosa sacra rappresentazione in costume dell’ultimo viaggio da Camposampiero a Padova del Santo, in ricordo di quanto avvenne il 12 giugno 1231. Antonio, sentendosi prossimo alla morte, chiede di essere portato nell’amato convento padovano di Maria Mater Domini, primo nucleo di quella che divenne poi la basilica antoniana. Rimane in programma il concerto delle campane a dare inizio ufficialmente alla solennità del Santo del 13 giugno, così come stabilirono gli Statuti del Comune di Padova nel 1276. Ed è stato così anche l’anno scorso, quando quello scampanio nella sera appena scesa sulla città è sembrata, a tutti coloro che l’ascoltavano, una voce di speranza che risuonava chiara e squillante. Questa sera, dunque, un breve corteo si snoderà sotto le volte del santuario antoniano dell’Arcella, simboleggiando quel transito e quell’agonia.
La speranza è che il prossimo anno si possa riprendere questa bella tradizione, in cui centinaia di persone in costume mettono in scena il travagliato percorso nelle ultime ore di vita di Antonio, una sorta di via crucis per quel carro trasportato dai buoi, ricalcata dal testo dell’ “Assidua”, la prima biografia scritta pochi anni dopo la morte del francescano, probabilmente fra Luca Belludi, fedele confratello di Antonio e testimone di quanto avvenuto.
Il viaggio da Camposampiero sul carro, l’incontro con frate Vinotto, l’arrivo al Monastero della Cella e la costernazione delle “Povere Dame” (le clarisse) sono le “stazioni” di questa rievocazione storica che si svolge per un tratto lungo l’antica via Aurelia Copta, ripercorrendo gli stessi luoghi toccati da sant’Antonio in quello straordinario viaggio che non cessa di compiersi da quasi otto secoli fa. L’ultima scena, la sesta, che racconta le ultime ore di vita e l’agonia prima delle fatidiche parole “Video Dominum meum” (Vedo il mio Signore), con le quali il santo conclude la sua vita terrena, avviene invece all’interno del santuario, di fronte alla “Cella del Transito”, il venerato sacello che da secoli ci tramanda il luogo della morte di Antonio.
La stessa Rievocazione ha una storia propria, molto meno antica. Tutto comincia nel 1931, in occasione del settimo centenario del Transito di sant’Antonio, quando l’allora parroco e rettore del santuario antoniano dell’Arcella, padre Ludovico Bressan, pensa di realizzare una sacra rappresentazione ispirata a quelle medioevali. Tuttavia, a causa dei contrasti tra la Santa Sede e il regime fascista, si sceglie di preparare una celebrazione in forma ridotta.
Nel 1995 il progetto può finalmente prendere una forma più ampia e solenne. Si prepara un nuovo testo a commento delle varie scene, in modo da animare la sacra rappresentazione, così come la conosciamo oggi, lungo l’itinerario del corteo storico. Dal 2006 la Rievocazione storica del Transito è divenuta “manifestazione cittadina” alla quale partecipano, oltre alle autorità della città di Padova, anche le rappresentanze dei comuni attraversati dalla Statale del Santo, a sottolineare il forte legame che, ancora oggi, lega il territorio padovano al “suo” Antonio.
Per avere una testimonianza di alta qualità artistica si consiglia la visione del cortometraggio realizzato nel 1963 dalla Rai con la regia di Ermanno Olmi, con l’intero percorso del transito da Camposampiero all’Arcella, dal titolo “700 anni”.
Altra variazione imposta dalla pandemia: abolita, anche per quest’anno, la consueta processione, occasione di grande partecipazione popolare e di pellegrinaggio, ma la statua del santo accompagnata dal Reliquiario del Busto compirà un percorso lungo le strade cittadine, senza alcuna fermata, che la porterà al carcere di Padova e poi a transitare dinanzi alla Camera di Commercio di Padova, a Palazzo Moroni e al Palazzo Bo sede dell’Università e quindi tornare in basilica prima della messa solenne delle ore 17 presieduta dal Ministro Provinciale dei Frati padre Roberto Brandinelli.
(ACI Stampa)